Comune di Galliera Veneta
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Sabato 1 febbraio - L'ULTIMO SONDERKOMMANDO - Incontro con Enrico Vanzini

Pubblicata il 09/01/2020

L' Amministrazione Comunale a commemorazione delle vittime dell'Olocausto,
nell’ambito delle iniziative  promosse in occasione della ricorrenza  della Giornata della Memoria del 27 gennaio.
è lieta di invitare tutta la cittadinanza all'incontro organizzato in collaborazione con la pro loco con
 
ENRICO VANZINI

L'ultimo SonderKommando italiano sopravvissuto al campo di concertramento di Dachau.




 
Non perdetevi l’opportunità di incontrare e ascoltare dalla sua viva voce la testimonianza di Enrico Vanzini: l'ultimo Sonderkommando italiano di Dachau.
Il destino di Enrico sembra segnato fin dalla sua nascita.
Nato a soli diciannove giorni dalla presa del potere di Benito Mussolini, vede la sua gioventù interrotta, come quella di molti suoi coetanei, dalla campagna di Grecia.
diciotto anni parte per Atene, dove per la prima volta vede all’opera i militari nazisti: attrezzati, precisi, efficienti, ma anche ubriachi, rabbiosi, vendicativi.
Quando all’indomani dell’8 settembre l’Italia rompe l’alleanza con Hitler, sono proprio quei temibili soldati a caricarlo su un treno insieme ai suoi commilitoni.
I vagoni sono stipati, poco o nulla da mangiare e bere, un viaggio di tre settimane. Dopo i lavori forzati a Ingolstadt e una condanna a morte scampata a Buchenwald, nell’ottobre del ’44 Enrico arriva a Dachau, dove imparerà la lezione più dura della sua vita: l’orrore non conosce limiti.
Nel campo la morte è il pane quotidiano, un incubo con cui si è costretti a convivere e Enrico lo sa meglio di chiunque altro.
Lo hanno arruolato nel Sonderkommando, un’unità di internati destinata a sbrigare il lavoro di cui neanche le SS si vogliono occupare, così infatti erano chiamati i detenuti che dovevano trasportare i cadaveri e le vittime delle camere a gas per scaricarle nelle bocche dei forni crematori.
Enrico trascorre i suoi giorni a Dachau raccogliendo cadaveri nelle camere a gas per poi portarli ai forni crematori e poi ne recupera i resti carbonizzati.
I suoi ricordi sono la viva testimonianza della Shoah. In questo modo è riuscito a conoscere anche i luoghi più segreti del campo dove si consumavano gli orrori più atroci. Enrico è sopravvissuto a quell’orrore, ma per sessant’anni non ha mai parlato di quella terribile esperienza, né alla moglie né ai figli.
Ha iniziato a farlo nel 2005 e da allora racconta instancabile il suo inferno, soprattutto ai giovani: perché sappiano quanto è labile il confine che separa l’umanità dalla ferocia.
 


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